ROMA - Non chiamatelo professore, chiamatelo Lupo. Era il suo soprannome ai tempi del Manchester UnitedThe Wolf«Perché in allenamento cercavo sempre un modo diverso per vincere le partitelle. Loro pensavano che barassi ma i lupi non barano». Oggi Nemanja Matic è nel branco dei lupi, quindi ha trovato l’ambiente ideale per concludere la carriera. E dopo la partita di Milano, in alcuni momenti illuminante per geometrie e aggressività, ha definitivamente convinto i tifosi della Roma: di un centrocampista così, anche se ha già 34 anni, c’era un discreto bisogno.

Sulle orme di Keita

Anche Seydou Keita, dopo i tempi d’oro del Barcellona, era arrivato alla Roma a parametro zero a quell’età. Precisa: era il 2014. Nessuno, a cominciare da Rudi Garcia che lo aveva voluto, se ne è mai pentito. L’anagrafe conta, nel calcio, ma quando un giocatore è integro sul piano fisico e impeccabile nella professionalità può sempre servire, anche alle squadre d’élite. Keita era diverso da Matic per corporatura e caratteristiche. Ma ha portato in dote ai compagni la capacità di gestire le pressioni e mantenere il controllo. E’ la mentalità dei vincenti, che non si acquisisce da un giorno all’altro ma almeno si può trasmettere.

 

 

Soldato di Mourinho

Matic sta a Mourinho come Keita stava a Garcia. La fiducia tra i due, scoperta al Chelsea e rafforzata al Man United, è un presupposto di funzionalità determinante per la nuova Roma. Se non ci fosse stato MourinhoMatic sarebbe rimasto sicuramente a giocare in Premier League dove diversi club di medio livello lo avrebbero ospitato per un paio di stagioni. E così, anche quando l’allenatore gli chiede di andare in panchina come è successo contro l’Atalanta, lui non ha fatto una piega. E nel momento in cui Dybala si è fatto male nel riscaldamento, è entrato in campo con la stessa calma per fornire il suo contributo.

La prestazione di San Siro

A San Siro, dove la Roma non vinceva dal 2017, si è invece calato nel ruolo di guida. Caratteriale, prima, e tecnica, poi. Nel difficile primo tempo, in cui l’Inter sembrava più pronta ad aggredire la partita, Matic ha pasticciato nella situazione che ha provocato il gol annullato a Dzeko. Ma dopo il perdono del Var, non ha più sbagliato nulla. Le statistiche non rendono giustizia al suo lavoro, un taglia e cuci di qualità che ha intasato molti corridoi a Barella e Calhanoglu e favorito le ripartenze. Merito suo e anche del collega Cristante. La coppia è un po’ improvvisata, non è quella che Mourinho vorrebbe davanti alla difesa per valorizzare il potenziale offensivo della squadra, ma in termini di solidità non ha eguali in Serie A.

 

 

Matic, leader e maestro

«Che vittoria di squadra» ha osservato sui social Matic, prima di imbarcarsi sul charter che ha riportato la squadra a Fiumicino. L’unica cosa che non gli piace di Roma è il traffico, che gli risulta a volte intollerabile. Ma per il resto ha sempre il sorriso aperto: conoscendo meglio i compagni, imparando le prime parole d’italiano, si sta rendendo conto che la Roma ha diritto ai sogni, senza porsi limiti. Il suo, di limite, verrà raggiunto presto: al cinquanta per cento delle presenze stagionali rinnoverà il contratto fino al 2024, come da accordi estivi. Sarà un piacere per lui insegnare calcio e comportamenti ai più giovani, come già sta facendo con Volpato e Bove. Il Lupo sa indicare la via anche ai fratelli minori.