Franco Nero, all’anagrafe Francesco Clemente Giuseppe Sparanero, attore e regista italiano e noto tifoso della Roma è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tele Radio Stereo 92.7. Queste le sue dichiarazioni:
Come è nata la passione per la Roma?
“Quando sono venuto a Roma, ormai più di 60 anni fa, non ero né laziale né romanista. Andavo a vedere le partite, ma non avevo una passione particolare per una squadra. Poi, col tempo, ho cominciato a conoscere alcuni giocatori. Venivano anche a casa mia: Ancelotti, Tancredi, Bruno Conti. Mi sono molto innamorato della Roma e da allora sono diventato un romanista sfegatato“.
A quale Roma è più affezionato?
“Indubbiamente quella di Franco Sensi, ma anche quella di Dino Viola perché ero molto amico con il Presidente. Gli avevo suggerito di prendere un giocatore portoghese molto bravo, non ricordo chi, e mi stava ad ascoltare… era molto piacevole“.
Nel calcio come al cinema, sono più importanti gli allenatori-registi o i giocatori-attori?
“Nel cinema c’è un capitano della nave che è il regista, ha tutta le responsabilità. Qualche volta ho fatto la regia facendo anche l’attore, è stata molto dura. Nel calcio è tutto strano: anni fa seguivo il Chievo di Delneri e meritavano lo scudetto, pur non avendo grandi giocatori. Ricordo ebbero tanti di quei torti… hanno fatto di tutto per non farli vincere. Poi è logico, quando hai grandi giocatori è tutto più facili“.
Come è la gestione dei Friedkin di questa Roma?
“Sono dei tipi strani, come dei fantasmi. Non si espongono mai, sono sempre un po’ nascosti e mandano avanti altre persone. Qualche mese fa Ranieri è riuscito a fare un’impresa incredibile, portando una squadra quasi in Champions League partendo da quintultimo. Hanno fatto anche dei film, ma non li ho mai conosciuti. Sono affaristi, naturalmente. A me piacciono persone veraci“.
Quale è la problematica del cinema italiano?
“In Italia non è più come una volta. Anni fa si faceva un cinema più internazionale: un produttore italiano decideva di fare un film, faceva una co-produzione con Francia, Spagna e Germania e diventava un film europeo che veniva distribuito in tutto il mondo. Adesso, invece, se non fai parte di una certa ‘mafietta’ sei fuori dal giro. Tanto dipende dalle distribuzioni. Tre anni fa ho diretto un bellissimo film, ‘L’uomo che disegno Dio’, ma ho avuto una piccola distribuzione. Se invece RaiCinema mi avesse detto ‘ti do la 01 Distribution’ sarebbe stata tutta un’altra distribuzione“.