Domenica sera, l’Olimpico sarà teatro di un momento carico di emozione: l’ultima panchina casalinga di Claudio Ranieri con la Roma. Un uomo che ha donato una parte importante di sé stesso alla causa giallorossa, incarnando valori ormai rari nel calcio moderno.
Sarà l’ultimo ballo, l’ultimo tango, ma anche una festa. L’Olimpico dovrà trattenere le lacrime, ma anche esplodere in un applauso lungo e sincero, magari coronato da una vittoria. Un saluto che ricordi, simbolicamente, l’ingresso trionfale degli imperatori nell’antica Roma: un omaggio doveroso a un uomo che ha saputo farsi amare, dentro e fuori dal campo.
Schietto, sincero, esemplare. In un mondo calcistico sempre più distante dai sentimenti, Ranieri ha rappresentato una rara eccezione: ha portato fedeltà, competenza e professionalità, prendendo in mano una Roma sull’orlo del baratro e riuscendo a renderla competitiva fino all’ultimo per un sogno chiamato Champions League.
Nel calcio, si sa, la gratitudine spesso è merce rara. Ma se non arriverà dalle stanze dei bottoni, arriverà certamente dal cuore della sua gente. Dai tifosi. Dai colleghi. Da tutti coloro che, romanisti e non, sanno riconoscere l’uomo prima ancora del tecnico.
Claudio Ranieri è il nostro allenatore. E lo sarà sempre. L’Olimpico, la sua casa, lo saluterà come merita: con rispetto, con amore, e con quella gratitudine che solo un popolo può offrire a chi lo ha rappresentato con onore.