Francesco Totti ha rilasciato un'intervista al giornalista Fabrizio Romano ai microfoni di Betsson Sport, piattaforma di cui è brand ambassador, e tra i vari temi trattati ha parlato anche della Roma e della sua carriera. Ecco le sue dichiarazioni.
Cosa ha provato quando è tornato a casa dopo la sua ultima partita con la Roma?
"Quella era una giornata particolare. Noi giocatori vorremo che non arrivasse mai. Purtroppo però c'è un inizio e una fine. L'ho vissuta tranquillamente ma allo stesso tempo ero molto emozionato e contento di vivere una giornata dedicata interamente a me. Non è mai finita quella serata, è difficile da descrivere".
Come è stato il prepartita della finale del Mondiale?
"È il sogno di tutti i ragazzi. Le possibilità sono pochissime e quando ci sei cerchi di entrare in quel contesto. L'abbiamo vissuta come tutte le altre serate, non pensando che fosse la finale del Mondiale. Nessun ha dormito la sera prima, io e Gattuso abbiamo giocato a carte fino alle 6 di mattina. L'adrenalina era tanta, era un contesto troppo grande però è indimenticabile".
Cosa ha pensato durante il rigore contro l'Australia?
"Quando l'arbitro ha fischiato, c'è stato un momento in cui tutti i giocatori si sono allargati. In quel momento ho trovato una prateria e mentre camminavo fino al dischetto, pensavo di poter fare il cucchiaio ma ero titubante. Dopo il rigore sapevo che la partita sarebbe finita perciò era troppo complicato. Me la sentivo, ma non ero troppo convinto. Il portiere era enorme, come van der Sar. Alla fine ho calciato forte ed è andata bene".
Ha detto 'no' al Real Madrid: ha mai parlato con Florentino Perez?
"No, ne sono rimasto fuori. C'era la società che parlava con lui visto che era in ottimi rapporti con Sensi. Lui non voleva vendermi, avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenermi. Nella sua gestione non avrebbe mai accettato una mia cessione. Mi reputava il suo figlio maschio".
Milan e Inter hanno provato a prenderla?
"Milan e Inter spingevano più di tutte. Dopo la prima riunione con il presidente però gettavano la spugna".
Chi è stato Vito Scala per lei?
"Non esiste un aggettivo per descriverlo. Per me è stato un padre, un fratello, un amico, tutto. Mi ha gestito in campo e fuori, mi è stato sempre vicino nei momenti difficili. Sono poche le persone che ti vogliono bene e lui l'ha sempre dimostrato. Anche ora abbiamo un grandissimo rapporto, sono cose che ti porti fino alla fine. Siamo cresciuti insieme a San Giovanni, poi nel settore giovanile della Roma e infine in prima squadra. Dio ha voluto che facessimo tutto questo percorso insieme. Dentro la Roma Vito è una risorsa, una forza della natura".
Che tipo di futuro vede per De Rossi?
"Il rapporto che ho con lui extra campo è bellissimo. Gli auguro il meglio per la sua nuova avventura che sappiamo non essere semplice. Lo vedo voglioso e determinato. Ho visto che ha buoni margini di miglioramento. Parla bene l'inglese, è un comunicatore. Penso che possa avere un grande futuro da allenatore".
C'è un allenatore che le piacerebbe vedere nella Roma in futuro? Vi sentite?
"Spero che un giorno possa venire Ancelotti, che è sempre stato tifoso. Penso sia arrivato il momento giusto. Non ci sentiamo, ma l'ho visto tempo fa quando sono andato a trovare alcuni giocatori a Madrid. Un discorso è sentirlo al telefono, dal vivo invece riesci a dirti altre cose".
Se fosse un presidente, prenderebbe Mourinho?
"Sempre, per quello che è il mio pensiero. È un nome che sta in cima ai miei desideri. Per vincere servono grandi personaggi e lui ha fatto la storia del calcio. Mi piacerebbe molto lavorarci, è uno vero e che non ha peli sulla lingua. Mi faceva piacere giocarci contro, l'ho sempre rispettato come allenatore e uomo. Le persone che hanno avuto la fortuna di essere stati allenati da lui mi hanno confermato il mio pensiero. Ti fa stare bene e ti difende".
Da tifoso, c'è un allenatore giovane che le piacerebbe vedere a Roma?
"Se dovessi scegliere un allenatore giovane punterei su De Zerbi. Ha grandi doti e visioni di come impostare la squadra. Lui è un ragazzo eccezionale, ci mette l'anima. Se dovessero prendere un'altra strada mi piacerebbe lui".
Cosa ha Ranieri di speciale?
"È speciale come persona. Entra in punta di piedi e va via da re. È il campo che decide e lo cercano sempre tante squadre. Aveva smesso, poi la Roma visti i problemi che stava avendo ha deciso di richiamare il personaggio più importante. Lui ha sempre detto sì alla Roma, non può dire 'no' a una città e una squadra che ha sempre amato. È una figura troppo vera, leale e importante sia per i tifosi sia per la società e soprattutto per la squadra, che è rinata".
Un giocatore che le piacerebbe vedere a Roma?
"Non mi viene un nome specifico. Punterei su un giovane come Nico Paz. Mi piace, è estroso e cattivo allo stesso tempo. Il Real ha fatto la scelta migliore, ritornerà a Madrid e diventerà tra i migliori al mondo".
Frattesi vale l'investimento che si pensava potesse fare su di lui la Roma?
"Stiamo parlando di uno dei giovani più forti in circolazione a centrocampo. Lui è tifoso della Roma, spero che su di lui possano fare un grande investimento in futuro. Riportarlo a casa sarebbe un sogno per lui e per i tifosi, è uno dei più forti. Ogni volta che entra fa il suo, con la voglia e la testa giusta. Si tratta di un professionista serio".
La sua storia alla Roma è irripetibile?
"Credo sia quasi impossibile ripetere il mio percorso. Ho vestito un'unica maglia nonostante i tanti alti e bassi, non è semplice gestire tutto. Difficile trovare giocatori che vogliano restare in un club per così tanti anni".
Con chi le sarebbe piaciuto giocare?
"L'unico rimpianto è non aver giocato con Ronaldo 'Il Fenomeno'. Per me era il più forte di tutto, più di Messi e Cristiano Ronaldo. Nel periodo tra Barcellona e Inter, levato Maradona che è il calcio, c'è R9".
Il calciatore più sottovalutato con cui ha giocato?
"Pizarro aveva qualcosa in più rispetto a tanti altri. Lo reputavano un buon giocatore, ma chi sa di calcio vedeva quanto spostava".
Un calciatore che in allenamento era un fenomeno e poi in partita non dimostrava il suo valore?
"Ce ne sono stati tanti a Roma. Dal lunedì al sabato erano fortissimi, poi quando sali le scalette dell'Olimpico... Non voglio fare nomi, in una recente intervista li ho fatti e ho scatenato il putiferio".
C'è stata davvero la possibilità di tornare a giocare?
"Sì, c'è stata qualche chiamata da una squadra di Serie A e l'avevo presa in considerazione. Poi ci ho ragionato e da una parte mi avrebbe fatto piacere giocare a calcio, perché il mio sogno non l'ho interrotto io, ma dall'altra parte ho detto 'Basta, diventi patetico. Hai 47/48 anni...'. Sono cresciuto con la Roma e morirò con la Roma".
Sarebbe ancora possibile dire di 'no' a questo Real Madrid?
"Io continuerei a dire di no, sono un pazzo con i sentimenti e nessuno me li toglierà. Ciò che provo per questa maglia e questi colori è diverso da tutto il resto, nessuno potrà mai sapere ciò che ho provato. Altri giocatori non ci penserebbero...".
La Premier League vinta dal Leicester è la più grande impresa calcistica di sempre?
"Sì. Ranieri con il Leicester ha fatto delle cose impossibili, non era mai successo in Premier League. Ma quando venne a Roma stava riuscendo a fare quasi la stessa cosa nell'anno del triplete dell'Inter, aveva recuperato quasi 16 punti ai nerazzurri. Li avevamo sorpassati a 3 giornate dalla fine, poi abbiamo perso contro la Sampdoria... Sarebbe stata un'impresa ancora più grande di quella con il Leicester, recuperare 16 punti a quell'Inter non era facile ma ci siamo persi sul più bello"..
L'allenatore migliore oggi?
"Guardiola, Ancelotti e Mourinho. Questi tre sono davanti a tutti".
Il miglior allenatore italiano?
"Conte. Ti fa lavorare tantissimo, ma ti trasmette voglia e stimoli. Mi sarebbe piaciuto vederlo a Roma. Quando feci il dirigente lo contattammo e mancò veramente pochissimo per portarlo alla Roma...".
Cosa è mancato?
"L'ultimo passaggio. Io e Fienga ci abbiamo provato personalmente".
A quale ex compagno faresti tirare il rigore che ti salverebbe la vita?
"A De Rossi, lui è rigorista e ho piena fiducia in lui. Oppure Montella, anche se aveva l'ansia quando guardava il portiere".