Nel corso dell’evento “Come un padre”, dedicato alla memoria di Carlo Mazzone, figura indelebile nella storia del calcio italiano e della Roma, è intervenuta Rosella Sensi. Il suo intervento è stato toccante, personale, ricco di nostalgia ma anche di lucidità nel descrivere un’epoca che appare oggi lontana anni luce. A riportare le sue parole per Tele Radio Stereo è stata la nostra inviata Annalisa Ferrante, presente tra il pubblico in una giornata densa di emozioni.
“Pensare a Carlo Mazzone è sempre molto bello, ma anche molto emozionante”, ha esordito Rosella. “Quando mio padre, Franco Sensi, arrivò alla Roma, fu un momento di svolta. La società usciva da un periodo turbolento e con lui tutto cambiò. Ma non posso dimenticare una cosa che mi è rimasta impressa e che oggi sembra quasi irreale: Carlo Mazzone arrivò alla Roma con una stretta di mano. Senza contratti, senza agenti. Solo una stretta di mano”.
Un gesto che per Rosella Sensi dice tutto sullo spessore umano e sulla fiducia che caratterizzavano quel calcio. “Penso che questa scelta parlasse molto della sua volontà, del suo desiderio sincero di allenare la Roma. È qualcosa che oggi sembra impensabile, quando ogni trattativa è un labirinto di clausole, bonus e intermediazioni”.
Ma l’accordo con Mazzone non fu solo un’intesa professionale. “Con la nostra famiglia si instaurò un rapporto di grande rispetto, che andò ben oltre il campo e che è continuato negli anni. Mazzone non è stato soltanto un allenatore: è stato un punto di riferimento”.
Rosella Sensi ha poi voluto rimarcare un concetto che le sta particolarmente a cuore: “Oggi si dice che il calcio romantico non esiste più, ed è vero. Ma attenzione: quel calcio romantico era anche un calcio fatto di grandi professionisti. Mazzone e mio padre, come tanti uomini di quell’epoca, univano valori umani profondi e grande competenza calcistica. Non erano due aspetti in contrasto, anzi: erano complementari. E questo, forse, è ciò che manca di più nel calcio moderno”.
Infine, un pensiero al modo in cui allenatori come Mazzone riuscivano a trasmettere quei valori ai giocatori e a creare un senso di gruppo unico: “Erano capaci di tirare fuori qualcosa in più da chiunque. Non solo sul piano tecnico, ma su quello umano. Ed è questo, oggi, a fare davvero la differenza”.
Anche Claudio Ranieri ha voluto condividere un pensiero su Carlo Mazzone, rivolgendosi al figlio Massimo: “Questa medaglia tuo padre se l’è meritata tutta, perché è stato un esempio per tutti noi. Io ero un giocatore suo, mi ha fatto capitano. È stata una persona onesta, brava, determinata, intelligentissimo perché tatticamente non doveva imparare niente da nessuno. È stato veramente un maestro per tutti noi che lo abbiamo seguito ad occhi chiusi. Appuntatela sul petto perché devi essere fiero di lui“.