Nessun compromesso, nessun alibi. Con Gian Piero Gasperini alla guida, la Roma è destinata a cambiare pelle. Niente più ritmi compassati, nessuna attesa del nemico: chi gioca con lui deve aggredire, attaccare, rincorrere, ribaltare il campo ogni volta che la palla è in gioco. E anche quando non lo è. L’obiettivo? Ridare alla Roma un’identità feroce e vincente. E il progetto è già partito.
La difesa: aggressione alta, linea a tre e nuovi interpreti
Dimenticate la difesa attendista degli ultimi anni. Gasperini porta con sé la sua proverbiale linea a tre, una struttura che diventa una macchina da guerra se i meccanismi funzionano. Gianluca Mancini è il prototipo perfetto per guidarla: grinta, anticipo, e quella sana “follia” che Gasp adora. Ndicka è l’atleta che copre, mentre per il terzo slot si cercherà un difensore rapido e a proprio agio nell’uno contro uno. In molti suggeriscono il ritorno di Roger Ibanez, svezzato proprio nell’Atalanta ed esaltato da Mourinho. Serve corsa, serve coraggio e il brasiliano ne ha ancora da vendere.
Sulle fasce, Angelino e Rensch possono diventare i nuovi Ruggeri e Zappacosta. L’importante sarà la resistenza: da lì passa buona parte del gioco offensivo e difensivo. Devono correre, crossare, rientrare. Senza fiato non si gioca.
Il centrocampo: muscoli, idee e inserimenti
In mezzo, Gasperini costruisce i suoi castelli. E alla Roma qualche mattoncino interessante già c’è. Cristante potrebbe diventare il nuovo De Roon, il regista “sporca-palloni” che detta i ritmi ma non si risparmia nei contrasti. Pisilli e Manu Koné sono due profili perfetti per il Gasp-style: verticali, aggressivi, instancabili. Su Paredes ci sono dubbi: troppo compassato, troppo regista da salotto. E Gasperini vuole centrocampisti da strada.
La trequarti: talento, sacrificio e fantasia organizzata
Con Gasperini non si “gioca dietro le punte”: si lavora, si crea, si combatte. Baldanzi, Soulé e Dybala hanno il talento per fare la differenza, ma dovranno sudarsela. Lì davanti bisogna correre quanto un mediano e pensare come un regista. Nessuno viene coccolato: o ti adatti o resti fuori.
Gasp ama quei giocatori che fanno saltare il banco. Se li chiami trequartisti, ti corregge. Se li chiami artisti, ti chiede se sanno anche rincorrere l’avversario. Dybala, per rimanere centrale, dovrà mettersi il casco e pedalare. Baldanzi? È giovane, e il Gasp potrebbe farne buon uso, regalandogli l’upgrade che gli chiede la piazza. Soulé potrebbe semplicemente diventare un crack o implodere, dipenderà soltanto dalla sua voglia di sacrificarsi.
Lorenzo Pellegrini, dovesse rimanere a Roma, sarà il vero nodo da sciogliere: compassato e aristocratico, poco propenso al sacrificio e al “gegenpress” del tecnico, potrebbe diventare il valore aggiunto unendo le sue indiscusse qualità tecnico a un minimo di dinamismo in più. Gasperini dovrebbe riuscire a lavorare sulla testa del capitano giallorosso tentando un’impresa che non è riuscita neanche a Ranieri.
L’attacco: Lucca, il nuovo Scamacca? E occhio a Raspadori
La prima vera scelta di Gasperini potrebbe chiamarsi Lorenzo Lucca. Lo voleva già a Bergamo, lo ritrova ora come obiettivo ideale: alto, forte, tecnico, ma anche generoso nel pressing. Un centravanti alla Scamacca, ma con margini di crescita. Dovbyk rischia di restare schiacciato in un sistema che non perdona chi, come lui ha spesso fatto quest’anno, aspetta la palla invece di andare a cercarsela. Potrebbe invece rinascere Tammy Abraham, più felino e dinamico: l’inglese è sempre stato propenso ad attaccare gli spazi, alla corsa, anche a discapito della freddezza sotto porta.
Sul mercato occhio anche a Raspadori e Igor Paixao: rapidi, tecnici, perfetti per attaccare la profondità e muoversi negli spazi creati dal caos organizzato del Gasp. Gasperini ama gli attaccanti che si trasformano in guastatori. E questi due hanno il profilo giusto.
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