La fiducia nel custode: l’era Gasperini alla Roma tra speranze, dubbi e rotture

«Non penso a come verrà accolto, ma credo che quando andrà via i tifosi saranno dispiaciuti». Con queste parole, Claudio Ranieri – poche settimane fa – esprimeva il suo pensiero sul futuro allenatore della Roma. Non fece nomi, ma le sue parole suonavano come una rassicurazione, un invito alla fiducia. Un segnale che arrivava da chi, più di ogni altro, incarna l’anima romanista: il “custode”, il garante dei valori di un popolo spesso in bilico tra passione viscerale e delusione costante.

Oggi, quel futuro allenatore ha un volto e un nome: Gian Piero Gasperini. Una scelta che rappresenta, senza mezzi termini, una vera e propria rottura. Non solo a livello tattico, ma anche emotivo, culturale, identitario.

L’ex tecnico dell’Atalanta è lontano anni luce, per idee di calcio, stile e approccio, dai profili a cui la Roma ci aveva abituato negli ultimi anni. Il suo è un calcio coraggioso, intenso, verticale. Un sistema che pretende fisicità, corsa e profondità. La Roma, costruita fin qui su altri presupposti, dovrà trasformarsi. E in fretta.

Ma la rottura non si limita al campo. È una rottura con una parte del tifo. Forse mai come ora la tifoseria romanista si trova così divisa: tra chi vede in Gasperini una possibilità di svolta, e chi – ricordando le vecchie frizioni, le dichiarazioni pungenti, il suo passato – fatica ad accettarlo. E probabilmente il sentimento è reciproco: anche Gasperini, in passato, non ha mai mostrato grande sintonia con l’ambiente giallorosso.

Eppure, è proprio nei momenti di frattura che si costruiscono le sfide più importanti. La Roma è in una fase delicata, fragile emotivamente, alla ricerca di una nuova identità. E ora è chiamata a un atto di maturità: stringersi attorno alla maglia, oltre le simpatie personali.

La città è in fermento, in attesa. L’era Gasperini non è ancora iniziata, ma il clima è già incandescente. Toccherà al tecnico guadagnarsi il cuore dei romanisti con il lavoro, le prestazioni, i risultati. E alla società il compito, non meno arduo, di sostenerlo concretamente: sul mercato, nelle scelte, nella comunicazione.

Perché la Roma viene prima di tutto. E, come sempre, resisterà a ogni tempesta. Allenatori, giocatori, dirigenti vanno e vengono. Ma i colori no. I colori restano.

Pubblicità

Questo sito utilizza cookie tecnici per il funzionamento e, con il tuo consenso, cookie di statistica e profilazione per analisi e pubblicità. Puoi scegliere se abilitarli. Abilitandoli, migliorerai la tua esperienza.