Ogni anno si propone il solito scenario. In un mercato, italiano, che finora ha prodotto la cessione eccellente di Reijnders e l’arrivo imminente del quarantenne Modric, spacciato per colpo da mille e una notte da una comunicazione nazionale accondiscendente che copre la sanguinosa perdita del centrocampista olandese finito al Manchester City, a Roma si frigge.
Per la solita paura di essere in ritardo sulla tabella di marcia. Tabella di marcia figlia della fantasia, perché è vero che nel calcio sarebbe opportuno programmare in primavera la campagna acquisti estiva, ma è altrettanto vero che nessuno in Italia è in grado di riuscirci.
Neppure il Napoli, oggi invidiabile per potenziale della rosa, per gestione del club e della squadra, lo fa. Fino al termine del campionato era in bilico la posizione di Conte, anzi si dava per scontato che se ne sarebbe andato. Figuriamoci le altre.
Quindi, Roma in ritardo rispetto a chi? A Juventus e Inter che per la panchina hanno sciolto i nodi a metà giugno ripiegando su scelte di terzo piano dopo il no di Conte e la fuga di Inzaghi? Sulla Lazio che di solito lascia nei suoi tifosi il rimpianto di non avere completato il mercato a fine sessione? O forse del Milan? Che, pronti partenza via, ha perso il giocatore più forte? Forse il ritardo, di tutte, è nei confronti dell’Atalanta, che ha la struttura dirigenziale e una politica societaria in grado di viaggiare col pilota automatico, nonostante l’azzardo Juric per sostituire Gasperini.
Giugno è il mese dei conti da sistemare per chiudere al meglio i bilanci e per non deludere gli accordi finanziari con l’Uefa. La Roma dopo anni di lacune nel comparto tecnico, si è dotata di figure professionali ad hoc. Dalla Souloukou e Ghisolfi si è passati a Ranieri e Massara, e c’è la sensazione comune che il club abbia arricchito di qualità il board dell’area tecnica.
La smania di giugno non ha ragione di esistere. E ripetere che sarebbe opportuno consegnare a Gasperini la rosa quasi al completo per il giorno del raduno, è una banalità vuota di contenuti. Perché è quello che vogliono tutti gli allenatori. Da sempre. Sapendo, tutti, che è praticamente impossibile.
