La Roma è finita sotto i riflettori di un precampionato che, più che alimentare speranze, sembra aver acceso timori. Prestazioni opache, segnali non entusiasmanti, una squadra che ancora non ha trovato automatismi convincenti: tutto vero.
Tuttavia, se si alza lo sguardo dal singolo risultato estivo, appare chiaro che il contesto è molto più sfumato di quanto raccontino le reazioni a caldo. Mancano ancora una decina di giorni alla fine del mercato, e soprattutto, manca il giudice unico che conta: il campo. Quello vero.
Il problema, attorno alla Roma, ben più di altre piazze, è che ogni amichevole estiva diventa materia da processo. La squadra fatica? È già crisi. Un acquisto non convince? Si grida al fallimento della dirigenza. Un reparto mostra limiti? Si parla di stagione compromessa ancor prima di cominciarla.
Un film già visto, che si ripete ogni anno con regolarità disarmante. Ma è proprio in questa fase temporale che bisognerebbe mantenere lucidità, perché la storia recente insegna quanto il precampionato raramente anticipi con precisione l’andamento della stagione. E non si tratta soltanto della Roma.
L’Inter, ad esempio, pur favorita, ha mostrato limiti fisici e attende ancora risposte dal mercato per completare la rosa.
La Juventus è in piena opera di ricostruzione, cerca identità e solidità più che brillantezza.
Il Napoli, reduce da uno scudetto storico dovrà affrontare l’infortunio di Romelu Lukaku, assicurandosi un sostituto all’altezza.
Insomma, le “big” non corrono davvero, tutte inseguono la propria forma definitiva. Pretendere dalla Roma una condizione già ottimale, in questo segmento agostano, è dunque una forzatura.
La cosiddetta pre-season, per definizione, è un laboratorio: serve a provare schemi, a gestire minutaggi, a testare soluzioni tattiche. Non a fornire verdetti.
Eppure, in Italia, (anche) la cultura calcistica continua a vivere di estremi: o si esalta per una vittoria “balneare”, o si condanna per una sconfitta in amichevole. È un’abitudine che rischia di logorare l’ambiente ancora prima del fischio d’inizio ufficiale.
La Roma, certamente, ha bisogno di rinforzi mirati, di colmare lacune evidenti e di trovare una stabilità che da troppo tempo manca. Attenzione, però, i giudizi andranno dati alla prova del Campionato, quando le partite conteranno davvero e quando la rosa sarà finalmente definita. Anticipare le sentenze, oggi, non fa altro che alimentare un clima isterico che non aiuta né la squadra, né il progetto tecnico.
I Friedkin hanno garantito stabilità economica e ambizione, ma il mercato spesso arriva con tempi dilatati, alimentando nervosismo nell’ambiente.
Predicare calma non vuol dire nascondere i problemi. Significa ricordare che il calcio si gioca sui 90 minuti della stagione, non nei processi d’agosto. E che le grandi, Roma compresa, hanno bisogno di tempo per trasformare le promesse in certezze.



