Non è complicato capire che la piazza romanista si affida agli allenatori di livello e carismatici perché è costretta a cercare il faro. C’è stato un tempo, lontanissimo, in cui bastava la presenza più che scenica di Dino Viola e di Franco Sensi per trasmettere sicurezza.
Epoche che non a caso hanno segnato in positivo la storia della Roma, nonostante si incassavano anche cocenti delusioni e arrabbiature furiose.
Però c’erano loro, presenti non soltanto perché frequentavano assiduamente Trigoria e gli stadi scenario delle partite. Ma Franco Sensi è morto più di quindici anni fa e da allora la piazza giallorossa ha cercato in altre figure il carisma. E lo ha trovato raramente, dovendo di conseguenza aggrapparsi ai pochi allenatori magnetici. Perché gli smisurati staff dirigenziali del club nelle due ere americane non hanno avuto lo spessore calcistico necessario.
Da Sabatini al diversissimo da ciò che era stato Baldini, passando per Baldissoni, Zanzi, Fienga, Pinto, Souloukou e tante altre figure provenienti da studi legali, sport americani, aziende telefoniche. Scarso carisma, zero riconoscibilità. Per questo Mourinho per molti è diventato la stella polare. Per questo Ranieri viene da quasi tutti considerato il garante. Stesso dicasi per i calciatori. A volte fin troppo idolatrati perché in essi si cerca il riscatto sociale oltre che sportivo.
È sciocco predicare “la maglia”. Perché nelle realtà come Roma, anche sponda Lazio, come Napoli, come in piccolo Firenze, laddove raramente ci sono stati staff dirigenziali poderosi, ci si aggrapperà sempre al professionista che si spera cambi il corso della storia, che sappia indicare la via. Inutile fare confronti con Torino e Milano.
Ora la speranza dei tifosi romanisti, oltre Ranieri, si chiama Gasperini. Per anni considerato una delle cose più distanti dal mondo Roma. Al quale però sono bastati due mesi di lavoro serio, professionale e senza fronzoli, e una dialettica diretta e incisiva (non se ne può più dei ventriloqui che per esprimere il proprio pensiero si affidano alla bocca e alla penna di terze persone), per essere considerato una garanzia dai tifosi. L’auspicio più grande è che la dirigenza lo sostenga. Perché la gente già lo fa.



