Michele La Ginestra, attore, commediografo, regista teatrale e conduttore televisivo romano e romanista, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tele Radio Stereo 92.7. Queste le sue parole:
Un allenatore vincente è solo colui che alza trofei?
“Secondo me no, o almeno non solo. Mi piace appellare come vincente anche colui che, pur non vincendo niente, riesce a creare armonia in un gruppo sfaldato e recuperare punti. Ranieri l’anno scorso è stato un vincente: ha creato una squadra coesa capace di raccogliere risultati“.
Quanto manca alla Roma per raggiungere la maturità?
“Manca forse quel giocatore che sia in grado di avere quel guizzo in più. Contro il Verona porti a casa il risultato, addirittura con due gol di scarto, ma la partita non diceva questo ed è stata abbastanza piatta. Ma le squadre che hanno solo campioni non sono mai così felici. Se uno porta a casa il risultato, anche se non con un gioco splendido, va bene lo stesso. E’ anche il momento, tutti corrono e lottano su tutte le palle e questo è più di positivo. Anche vedendo Pellegrini, che corre come non mai ed era fermo fino a qualche settimana fa: ha fatto un miracolo“.
Quanto c’è della Roma di Gasperini?
“Sicuramente c’è il know-how di una squadra abbastanza collaudata. I senatori sono sempre gli stessi e portano sicurezza nella squadra, si vede che c’è coesione. I nuovi si stanno adeguando. C’è un’aggressività che riporta a Gasperini, ma la difesa è quella di Ranieri. Speriamo che nell’attacco ci sia qualche guizzo. Certo, si è fatto male Dybala, ma ho molto fiducia in Ferguson. Ricordo il primo anno di Dzeko, poi ci siamo dispiaciuti quando è stato ceduto“.
Che cosa ha provato quando è stato scelto Gasperini?
“A prescindere da antipatia o simpatia, che cosa gli si può dire come allenatore? Sono stato felicissimo quando è stato annunciato. Ha reso l’Atalanta riconoscibile a livello europeo, rimanendo 9 anni lì a Bergamo: non è un caso. Con lui si può costruire e c’è un grande progetto per il futuro, se non ci facciamo prendere dalla smania di dover vincere immediatamente. L’unica cosa che mi dispiace è che forse dovremmo puntare un po’ di più sui giovani italiani, anche perché non so pronunciare i nomi stranieri“.
Ha notato una crescita particolare in qualche giocatore?
“Pellegrini era tanto che non giocava ed è tornato ad avere quella grinta necessaria, nell’ultimo tempo una volta persa palla si era dimenticato di andare a riprenderla. L’errore ci sta, ci può stare. Angelino l’anno scorso sembrava un fenomeno e ora al momento è un po’ soft. Ho una grande passione per El Shaarawy: si è sempre fatto trovare pronto e non si è mai lamentato, fatica e butta i polmoni. Anche Cristante è cresciuto e mi fa piacere. Abbiamo un portiere che penso ci invidino dappertutto in Italia ed Europa. Ndicka ha sbagliato solo una palla, con il Verona. Mancini ci mette l’anima e il cuore, vediamo con che afflato stimola i compagni. Secondo me questa squadra ci può dare soddisfazioni, manca solo uno là davanti che la butti dentro“.
Come si potrebbero raccontare i Friedkin?
“Penso che debbano ancora prendere contatto con la realtà romana e un approccio alla partita diverso“.



