Luigi “Gigi” Cagni, ex difensore e allenatore, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tele Radio Stereo 92.7. Ecco le sue parole:
E’ affascinato dal nuovo progetto con Gasperini?
“Direi proprio di sì. Da professionista non posso che dire una cosa ai tifosi: se prendi Gasperini non puoi avere risultati immediati. Devi avere pazienza, ma come dice lui ‘poi ti diverti’. Temporalmente quest’anno sarà un anno di transizione o di prova, soprattutto nella prima parte ci vorrà un po’ di pazienza. Quando arriva un allenatore come Gasperini, che la pensa come me nel senso della preparazione mentale e fisica, ci vuole un po’ di tempo prima che i giocatori si adattino bene“.
Si aspetta che Gasperini possa alzare l’asticella, a livello di mercato?
“Lui chiederà solo una cosa: giocatori di qualità tecnica e fisica, dove lui potrà lavorare per esprimere la sua esperienza, la sua bravura e il suo modo di pensare il calcio. Ricordo quando 6-7 anni fa allenatori anche grandi dicevano ‘Gasperini gioca a uomo’. Invece era l’esempio del calcio moderno, il tempo mi ha dato ragione. E’ stato l’unico a prendersi questo rischio dell’1vs1 dietro. Un anno l’Atalanta fece oltre 100 gol, ma ne ha presi 60. Poi ovviamente a tutto c’è l’esasperazione, e va evitata. Sul mercato lui darà delle indicazioni, certo, ma a livello di caratteristiche. Gasp conosce il calcio mondiale ed europeo ancora meglio, anche a livello di nomi avrà fatto indicazioni ma non è un bambino e sa benissimo essere aziendalista: lo ha dimostrato all’Atalanta, se ci sono costi eccessivi che non possono essere coperti“.
Anche dietro però si è sistemato.
“Non troppo, sono i giocatori che sono diventati sempre più bravi nell’1vs1 e il rischio è calato un po’. Ma per arrivare a quello devi fare una preparazione particolare ed essere sempre al 100% tutti i giorni dell’anno“.
La Roma rispetto alle altre squadre è in ritardo?
“Sono tutte in ritardo. A Roma c’è Gasperini, ma c’è anche Ranieri. Ci siamo ‘mezzi’ sentiti con Ranieri, gli è dispiaciuto da matti dire ‘no’ alla Nazionale. L’ultimo messaggio che gli ho scritto è quando ha deciso di scegliere solo la Roma: gli ho detto che capivo la difficoltà della scelta che ha dovuto fare, ha scelto la strada veramente di cuore perché vuole fare bene per la Roma. E’ stata dura fare una scelta del genere e l’ha fatta da grande professionista e da grande uomo sotto tutti i profili“.
Pellegrini è un giocatore da Gasp e, se sì, dove lo vedrebbe impiegato?
“Ultimamente mi è capitato di parlare di De Bruyne al Napoli. Stiamo parlando di giocatori che un allenatore vorrebbe avere sempre in condizioni ottimali. Non devi dire molto a giocatori del genere: li alleni, ma poi sono loro a sapere dove andare. E’ una cosa d’insieme tra allenatore e giocatore. Si ha a che fare con un giocatore tecnicamente forte, l’allenatore potrà dare indicazioni per farlo stare nel contesto ma non potrà mai limitarlo nelle qualità. Sto parlando di giocatori di grandissima qualità, come Pellegrini. Ha avuto un periodo brutto tra infortuni e contestazioni, ma se sta bene non si può discutere. Ed è un giocatore che ogni allenatore vorrebbe avere. Oggi in generale è l’allenatore che conta di più perché non ci sono tanti giocatori di personalità, dico almeno tecnica e non morale che non ci sono più, ma per lo meno hanno qualità“.
Il calcio, oggi, è peggiorato?
“Il calcio sta andando peggio, di calcio dovrebbe parlare la gente che sa. E chi comanda deve sapere, non deve comandare chi non sa. Giocatori italiani giovani e forti non ce ne sono. Guardo anche la Serie B, potrei chiedere a chiunque cinque giocatori di B che potrebbero fare i titolari in Serie A: non li trovate, ve lo dico io“.
Baldanzi in tal senso potrebbe essere appetibile per Gasp?
“Io sono innamorato di Koné, si vede sul campo che è tanta roba. Baldanzi sarà sicuramente un giocatore importante per la Roma, come lo è stato Soulé e nessuno se lo aspettava. C’è anche Dybala: è un fenomeno, spero che Gasperini riesca a metterlo a posto fisicamente. Vedrete un cambiamento enorme a Roma, ma tra qualche mese: non dovete avere fretta. La tecnica non c’entra niente, viene fuori da sola: è una questione fisica. Il calcio moderno è in primis mentale e fisico, come tutti gli altri sport oggi. C’è stata un’evoluzione dell’aspetto della preparazione, non un’involuzione tecnica ma un’evoluzione fisica. Ma alla fine vince l’autenticità“.