Un colpo da biliardo di Zaccagni e la solita ingenuità di Ibanez nel derby. Sono i tratti distintivi di una sfida nervosa (alla fine saranno cinque i cartellini rossi sventolati da Massa), che la Lazio ha saputo portare a casa perché ci ha messo più voglia fin da subito, potendo poi sfruttare la superiorità numerica per oltre un’ora. Ibanez, infatti, sbaglia il suo terzo derby (oramai un incubo per il brasiliano), prendendo due gialli ingenui in poco più di mezzora e rovinando la partita alla Roma. Nella ripresa, poi, l’assedio biancoceleste e il gol di Zaccagni. La Lazio ora è seconda (in attesa di Inter-Juventus), ma soprattutto ha portato a 5 i punti di vantaggio sulla Roma. Un solco importante, con vista sulla Champions.

ROSSI E SCINTILLE

Sarri conferma le previsioni della vigilia, con Felipe Anderson ancora falso nove e Marusic al posto di Lazzari. Mou, squalificato, invece sceglie ancora Belotti al centro dell’attacco e conferma in mezzo Wijnaldum (alla terza consecutiva da titolare). Ne viene fuori subito una partita più combattuta che bella, dove la Lazio sembra metterci da subito un pizzico in più di energia. Dybala corre ad abbraccia Sarri in avvio e nel primo tempo si nota praticamente solo per questo. Belotti, invece, prende qualche punizione, ma in generale il baricentro giallorosso è troppo basso per dargli una mano vera. Dall’altra parte, invece, Milinkovic e Luis Alberto in mezzo giostrano bene e anche Zaccagni a sinistra sembra ben ispirato. Il primo brivido lo porta però Wijnaldum, con un tiro da fuori da 20 metri di poco alto a cui la Lazio replica con uno spunto in area di Felipe Anderson e un tiro da fuori di Zaccagni, parato da Rui Patricio. Al 32’ arriva la prima grande svolta, con Ibanez che marchia ancora una volta in negativo il derby (è il terzo della sua storia), con un doppio giallo per falli ingenui e inutili su Felipe e Milinkovic. Poi al 43’ una mega rissa tra le due panchine, innescata da un battibecco tra Nuno Santos (il preparatore dei portieri giallorossi) e Pedro. Ad andare gli spogliatoi, allora, sono lo stesso Nuno Santos (decimo rosso stagionale alla panchina giallorossa) e Marco Ianni, assistente tecnico di Sarri, proprio l’uomo che in Premier accese la famosa rissa tra Mourinho e Sarri in un Chelsea-Manchester United del 2018.

DECIDE ZACCAGNI

Mou allora riparte mettendo dentro Llorente e chiamando fuori Dybala, schierando la Roma con il 5-3-1. E il piano partita adesso è chiaro: si gioca solo negli ultimi trenta metri di campo romanisti, con i giallorossi intenti a chiudere ogni linea di passaggio ed a compattarsi a difesa di Rui Patricio (ottimo su un bolide da fuori di Luis Alberto, che poi ci riprova altre due volte) e la Lazio che invece cerca lo spunto nel breve, con il fraseggio dei suoi palleggiatori. Nell’assedio biancoceleste si distingue ancora Rui Patricio, perfetto prima su Pedro e poi su Felipe. Al 19’ però il portoghese non può far nulla su Zaccagni, bravo a sfruttare l’errore di Zalewski ed a superare con un destro a giro il portiere avversario. Allora le mosse romaniste sono Matic ed Abraham per Wijnaldum e Belotti, la Roma pareggia anche subito con un autogol di Casale sugli sviluppi di un calcio di punizione, ma c’è un fuorigioco di Smalling (visto al Var) a rendere tutto vano. Ora è una corrida: Llorente salva su Luis Alberto, Provedel dice no a Spinazzola, poi entrano anche El Shaarawy, Cancellieri e Solbakken, con i giallorossi che chiudono con un 4-2-3 a caccia del pari. Finisce con un’altra rissa e altri due rossi, uno per Marusic e l’altro per Cristante. Poi la gioia infinita della Lazio sotto la curva Nord e quei 5 punti sulla Roma che sembrano un solco già decisivo per il futuro.