Le entrate (soprattutto i ricavi da sponsorizzazioni) e le spese, soprattutto quelle per i contratti di giocatori e dirigenti, compreso Roberto Mancini, l’allenatore vincitore del primo titolo, nel 2012, di cui non sarebbero stati forniti i dettagli su tutte le voci di remunerazione.

Sono gli ambiti in cui il Manchester City avrebbe commesso violazioni finanziarie («Oltre cento») secondo quanto sostiene il board della Premier League che si occupa delle questioni disciplinari e che ieri ha emesso un comunicato in cui annunciava il deferimento del club. Non solo Juventus, dunque: a ciascun campionato la sua grana giudiziaria.

 
 

Anche in Inghilterra a essere colpita è una big. Il City, di proprietà dell’Abu Dhabi United Group, è accusato di non aver fornito informazioni finanziarie accurate «che diano una visione veritiera ed equa della posizione finanziaria, in particolare per quanto riguarda i ricavi (compresi quelli da sponsorizzazione), le sue parti correlate e i suoi costi operativi».

Tra le accuse anche quelle di non aver rispettato il Fair play finanziario (gli anni contestati sono quelli dal 2013-14 al 2017-18), di aver violato le norme della Premier in materia di redditività e sostenibilità (dal 2015-16 al 2017-18) e di non aver collaborato alle indagini, durate ben quattro anni, iniziate sulla base dei documenti riservati rivelati nel 2018 dall’attività di hackeraggio «Football Leaks» e che sono andate a spulciare i conti del club indietro nel tempo, a partire dal 2009, l’anno successivo all’acquisto da parte del fratello del sovrano di Abu Dhabi, 14 anni fa ormai.

Ma, a differenza dei procedimenti Uefa, in Premier non c’è la prescrizione: nel 2020, infatti, il City — da tempo, assieme al Psg, guardato con sospetto per quanto spende e quanto incassa da sponsor fin troppo vicini alla proprietà: il primo dei critici è il presidente della Liga spagnola Javier Tebas — era stato riconosciuto colpevole dalla Uefa e inizialmente bandito dalla Champions per due anni, sanzione poi cancellata dal Tribunale arbitrale dello sport (Tas) anche perché le infrazioni più gravi risalivano a più di cinque anni prima, il termine massimo per poter essere sanzionate.

In Premier invece il City potrebbe ancora essere punito. È chiaro che questo è solo il calcio d’inizio di una disputa legale che la Bbc, per esempio, immagina «lunga e costosa»: chiunque commette gravi violazioni del regolamento rischia dall’ammonizione alla multa, alla penalizzazione in punti, fino all’espulsione dalla competizione (non è mai successo nella storia della Premier). Lo deciderà una commissione indipendente, composta da tre membri.

Il club, che con questa proprietà ha vinto sei campionati (4 negli ultimi 5, con Pep Guardiola in panchina: ora è secondo e insegue l’Arsenal a 5 punti di distacco), ha risposto dicendosi «sorpreso dalla pubblicazione di queste presunte violazioni», affermando di aver collaborato eccome alle indagini, consegnando una «vasta quantità di materiale dettagliato» e accoglie con favore di finire davanti a una commissione indipendente dove portare «prove inconfutabili», a sostegno della propria correttezza. «Siamo ansiosi di chiudere la questione una volta per tutte». Ma non sarà né breve né facile.