DOHA Ha sofferto di vertigini durante l’inno con il Belgio e non ha giocato. Ai rigori contro la Spagna invece Yassine Bounou è stato perfetto, parando i tiri di Soler e Busquets e portando il Marocco su una cima mai esplorata prima, quella dei quarti di finale del Mondiale. Lo chiamano «Bono», una curiosa assonanza con il cantante degli U2, e in effetti il portiere che ha vinto l’Europa League contro l’Inter nel 2020 è una delle stelle dei Leoni dell’Atlante che hanno sorpreso tutti vincendo anche il girone con Croazia, Belgio e Canada.

Il Marocco era arrivato agli ottavi a Messico 1986 – e anche in quel caso fu la prima africana a riuscirci - grazie a un altro portiere mitico come Badou Zaki, Pallone d’Oro africano nel 1986. Bounou, uno dei leader carismatici della squadra marocchina, è nato proprio in Canada, a Montreal, e a 2 anni è tornato a Casablanca, dove si è formato calcisticamente. A 19 anni il debutto per l’infortunio del titolare in finale di Champions africana: perde ma fa una grande impressione.

 
 

Poi l’avventura in Spagna, dove non trova posto all’Atletico chiuso da Jan Obkak. Quindi la risalita partendo dal Girona, poi Saragozza e Siviglia, dove vince il prestigioso trofeo Zamora davanti a Courtois – primo del club a riuscirci – resta 528 minuti senza prendere gol e si toglie lo sfizio di segnare il suo primo gol al collega del Valladolid. Nel Pallone d’Oro dei portieri, il trofeo Yashin, Bounou quest’anno è arrivato ottavo. Qualche posizione per la prossima edizione l’ha scalata. Senza vertigini.