Dietro l’arte delle plusvalenze c’era un listino prezzi che pare non aver convinto la Consob, partita dagli appunti del ds della Juve: «Gli intervalli di valore attribuiti ai vari calciatori da Cherubini mostrano un’ampiezza significativa che oscilla dal 20 al 200%», scrive l’autorità di vigilanza, nella delibera sulla non conformità del bilancio al 31 giugno 2021. Peggio dell’inflazione. Idem funzionava in sede di vendita, tra colpi riusciti e altri meno. Per dire: «A Emre Can era stato attribuito un valore di 60 milioni di euro nell’ambito di un’operazione incrociata poi non realizzatasi, significativamente superiore al valore, 26 milioni, a cui pochi mesi dopo è stato ceduto». Cosa che avvenne, «in un’operazione singola, con corrispettivo unicamente monetario».

 

 

Tra baratto e cash c’era una bella differenza, tant’è che la Consob ipotizza una regola: in caso di scambio, i prezzi di vendita «hanno sempre coinciso con il limite superiore dell’intervallo indicato da Cherubini o sono risultati significativamente superiori»; mentre «per i giocatori ceduti a fronte di denaro i prezzi di cessione erano significativamente inferiori a quelli indicati» dal ds. A volte, saltava fuori un guadagno da broker di Wall Street anni Ottanta, come nel caso di Pablo Taboada Moreno, 20 anni, ceduto il 30 giugno 2020 al Manchester City «in un’operazione incrociata con l’acquisto di Felix Correia». Morale: plusvalenza di 9,5 milioni, dietro «un corrispettivo contrattuale superiore del 900% al valore pagato due anni prima dalla Juve (1 milione, ndr)».


 

Nel corso dell’ispezione, la Consob chiedeva di indicare «i criteri seguiti per la determinazione del valore di cessione e di acquisizione» dei calciatori e sul punto, i dirigenti bianconeri hanno fatto riferimento a «prassi», «ordinario iter valutativo» e «criteri comunemente applicati». Dunque, osservano i pm della Procura di Torino, «è la stessa società a evidenziare l’estrema mutevolezza delle valutazioni». Guai poi a fidarsi di siti come Transfermarkt, contro il cui utilizzo la Juve si era scagliata durante il processo sportivo: perché i dati non erano «oggettivi e predeterminabili». La cosa curiosa è che la guardia di finanza ha trovato una mail interna del club, in cui vengono messi a confronto il «players book value» (valore contabile) con il «market value», ricavato da Transfermarkt e dal database Kpmg Football Benchmark. Difatti, il direttore finanziario, Stefano Cerrato, si preoccupa: «Consob si fa l’idea che noi siamo un po’ leggeri dal punto di vista della formalizzazione su tematiche che valgono decine di milioni e questo inevitabilmente a loro fa venire in mente cattive idee no?».

Risposta del collega Stefano Bertola, capo dell’area business: «Non è che posso andare a scrivere delle cose che non sono (...) vere no?». Poi, riferito all’ispezione: «Bisognerebbe cercare (...) di fare in modo che oltre ai dati tecnici abbiano anche dei dati economici perché sennò veramente sul prezzo non abbiamo nessuna linea di difesa». Chiede chiarezza Andrea Abodi, ministro dello sport: «La Juve probabilmente non rimarrà sola. Bisogna fare pulizia evitando il giustizialismo. Abbiamo bisogno di sapere presto cosa è successo e assumere decisioni per dare credibilità al sistema nel segno dell’equa competizione e questo negli ultimi anni non è capitato».