I vertici dello sport italiano seguono con apprensione l’evoluzione dell’inchiesta Prisma avviata dalla Procura di Torino e sulla quale anche la Procura federale ha aperto un fascicolo. Lo tsunami che ha investito la Juventus preoccupa il ministro dello Sport Andrea Abodi che, intervenendo alla presentazione del Codice di giustizia sportiva della Figc nella sede del Coni, ha sottolineato: «La Juventus probabilmente non rimarrà sola. Bisogna fare pulizia evitando il giustizialismo. Abbiamo bisogno di sapere presto cosa è successo e assumere decisioni per dare credibilità al sistema nel segno dell’equa competizione e questo negli ultimi anni non è capitato».


 

La fretta è ciò che chiede anche Giovanni Malagò, numero uno del Coni. «La mia posizione è chiara. Serve cautela nei giudizi, poi è indispensabile fare chiarezza e se possibile bene e urgentemente. La caratteristica principale deve essere la velocità sennò la giustizia è sempre perdente anche quando emette sentenze perfette. I vari mondi della giustizia devono dialogare. Rispettando le autonomie si deve comunque perseguire una condivisione». Non è un caso che Abodi si sia poi appartato con il presidente federale Gravina. C’è desiderio di comprendere come si stia sviluppando l’indagine, condotta dal procuratore federale Chinè. «La nostra è l’unica federazione al mondo che ha adottato il processo telematico. Una novità che ha dematerializzato i documenti ed efficientato il processo sportivo, salvaguardando il diritto alla difesa» ha commentato il presidente federale Gravina. «Alcune criticità riguardano i cinque gradi di giudizio, sinceramente mi sembrano troppi, soprattutto se andiamo a calare questa riflessione nelle varie situazioni. Nel caso Chievo addirittura furono 27. È una follia ingolfare e intasare i tribunali ordinari per questa situazioni. Ci sono procedimenti del 2015 di cui ancora non abbiamo certezza. Sotto il profilo della tempistica rischiamo di non essere credibili». L’input perciò è accelerare.