Quando domenica mattina a Torino Andrea Agnelli ha organizzato la tavola rotonda sul tema delle seconde squadre ospitando i vertici del calcio, dal presidente federale Gabriele Gravina al numero uno della Lega di A Lorenzo Casini, la tempesta non era ancora comparsa all’orizzonte. Questione di tempo.

Nel giro delle ultime 48 ore uno tsunami ha travolto la società più titolata d’Italia, con le dimissioni dell’intero cda, la nomina di Gianluca Ferrero a presidente e per ultimo l’apertura di un procedimento sul filone stipendi da parte della Procura della Figc. Un atto dovuto, dopo che gli atti dell’inchiesta Prisma condotta dai pm di Torino erano stati inviati tre giorni fa in via Allegri al procuratore federale Giuseppe Chinè.

 

Mentre la Procura di Torino si prepara a formulare le richieste di rinvio a giudizio per gli ormai ex dirigenti della Juventus, cosa succederà a livello sportivo per la società che vanta 36 scudetti, di cui nove ottenuti sotto il regno di Andrea Agnelli, che dopo le dimissioni ha scritto una lettera ai dipendenti? Quali sanzioni rischia? Fra quanto tempo si concluderà l’iter della giustizia sportiva? Domande a cui in questo momento non è semplice fornire una risposta certa e definitiva.

È bene ricordare che a maggio si era concluso il processo sulle plusvalenze con la decisione definitiva della Corte d’Appello federale che aveva prosciolto gli 11 club e le 61 persone fra dirigenti e amministratori coinvolti (fra loro anche Fabio Paratici, Federico Cherubini, Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene), avendo stabilito l’impossibilità di definire un metodo oggettivo di valutazione del valore di mercato di un calciatore. Tale procedimento si potrà riaprire se Chinè, tra gli atti trasmessi da Torino, individuerà tra le intercettazioni nuovi elementi decisivi per la revisione della sentenza. Discorso diverso va affrontato sul tema delle scritture private fra la Juve e i giocatori, attraverso le quali secondo la Procura di Torino, si sarebbe ottenuto un taglio fittizio degli stipendi e una riduzione dei costi nei bilanci 2020 e 2021, omettendo la posizione debitoria nei confronti dei tesserati.

In questo caso il ventaglio di sanzioni, previsto dal codice di giustizia sportiva, è ampio e di diversa severità. Si va dalla semplice ammenda con l’inibizione dei dirigenti coinvolti, a punizioni ben più gravi. Qualora il falso in bilancio sia stato determinante per l’iscrizione al campionato, si rischia la penalizzazione di uno o più punti in classifica e addirittura la retrocessione. Ipotesi che nessuno alla Continassa intende contemplare: nel dicembre scorso il club varò un aumento di capitale da 400 milioni di euro a testimonianza che la liquidità non è mai stata un problema. Servirà almeno un mese prima di arrivare a un atto ufficiale della Procura federale.