Bella Italia, simile a quella del primo Mancini, gioco veloce, sempre sei giocatori negli ultimi venti metri, tocchi rapidi, molta corsa. È un gioco non facile da ottenere perché faticoso. L’Italia era un anno che l’ aveva dimenticato. Difficile dare fatica a giocatori che hanno già vinto.

Questi nuovi ragazzi lo hanno reso possibile perché vedono nell’Italia una porta in avanti, non di copertura. Il migliore non come prestazione ma come prospettiva, mi è sembrato ancora Raspadori. È il più giocatore di tutti, attacca con tecnica e arriva quasi sempre primo sul pallone. È cresciuto molto in una stagione, dimenticando un po’ il gol, ma alzandosi sul piano fisico e della classe. Era molto atteso Gnonto: è stato un lampo continuamente interrotto, ma anche lui, visto in prospettiva media, sembra proprio un giocatore reale. Ha un ruolo da gioco corto, difficile per un ragazzo, lo spazio lo costringe quasi sempre all’effetto. A volte sbaglia i tempi, a volte cerca troppa ironia, ma è uno spillo, crea sempre dolore.

 
 

 

Il migliore è stato Pellegrini, stavolta nel suo ruolo vero di centrocampista offensivo. Forse con Verratti e Barella è in generale l’italiano più pronto. Mancini lo utilizzerà sempre nel vecchio ruolo di Insigne, ma Pellegrini può dare di più. Può diventare il giocatore diverso che prende in mano la squadra. Ha l’unico limite di essere il più flessibile tra i buoni centrocampisti che abbiamo, quello che ha anche altri ruoli nella mente.

La sorpresa è stato Politano, erano mesi che non si vedeva saltare l’uomo con questa facilità. In sintesi un’ottima Italia, perché ha giocato bene appena inventata, perché meritava almeno il terzo gol e perché ha ritrovato il piacere di essere Nazionale. E anche perché in fondo oggi in Nations League ha 3 punti in più dell’Inghilterra. Questo torneo è un trucco, lo stanno sbagliando in molti. È l’estate, ma è anche una raggiunta maturità del movimento europeo, siamo quasi tutti uguali, ci assomigliamo un po’ tutti. Non decide più una differenza, decide un colpo di vento. Così, più dei giocatori, contano le loro vere motivazioni. L’Italia sembra averle ritrovate insieme a giocatori che non sapevamo esistessero. Mi fa piacere sia riuscito a farlo Mancini, mi piace chi balla sui propri errori e resta con l’orecchio sulla musica.