GENOA - L’arbitro si chiama Miele, debutta in A, è di Nola. Ma non serve a addolcire la pillola di Marassi. Il Genoa non ritrova il sorriso neanche a retrocessione avvenuta, neanche di fronte a uno stadio commovente, che canta l’amore per il grifone, nonostante tutto. Perchè al Ferraris si giocano due partite: una sugli spalti, dove parlare di retrocessione è blasfemia pura, quello rossoblù è un Cuore da Europa, e uno in campo, dove Blessin non è ancora in grado di cambiare l’acqua in vino. Farebbe un altro mestiere.

 

Buona volontà, ma….

Non manca la buona volontà, nessuno si tira indietro, quello che manca è un gioco. Manca soprattutto negli ultimi metri, il calcio non è scienza esatta ma nè impensabile che ci si possa salvare dopo aver vinto solamente quattro partite. Criscito, che ora vorrebbe rivedere l’intenzione di andare a Toronto per amore del “Zena”, guida la squadra che parte con l’intenzione di fare un regalo simbolico al suo commovente pubblico. Tanta intensità messa in campo, in avvio, quando Portanova in mezza rovesciata ravvicinata (minuto 7’) impegna Bardi in angolo. Poi ci provano  Vazquez, incornata alta, e Ostigaard, ma l’esito è fare raccolta di corner, niente di più.

Beata gioventù.

Se Genova piange il Bologna ride amaro. Il Bologna di Mihajlovic è venuto a Genova in odore di rivoluzione tecnica, Sartori è in procinto di rilevare il testimone di Riccardo Bigon. Predisposto a lanciare giovani di qualità (chiedere a Calabria e a Donnarumma), Mihajlovic presenta una squadra infarcita di giovani. Debutta dal 1’ Wisdom Amey, nato a Bassano, origini togolesi, ancora sedicenne. Davanti ai suoi genitori, emozionati, Wisdom dimostra di essere “Saggezza” di nome e di fatto, per 71’. Non solo lui, bravo in campo e a scuola. Ma al ballo dei debuttanti si iscrivono anche il centravanti Antonio Raimondo (vicino al gol al 66’ con un colpo di testa in torsione da attaccante puro che Semper vola a deviare in angolo) e, nella ripresa il regista polacco Urbanski, il capitano della Primavera Stivanello e il portiere della stessa giovanile, Nicola Bagnolini. Una risposta concreta sulla qualità del vivaio portati da Riccardo Bigon, ds uscente e da Daniele Corazza, responsabile del settore giovanile da 18 anni (un record).

Barrow la sblocca 

Il Bologna la vince e, se si parla di contenuti di gioco, con merito. Perchè prima del gol, rocambolesco e simbolico (il Genoa si fa male da solo), è Semper a dover compiere due parate di grande spessore per negare il vantaggio sulle incornate di De Silvestri (nel primo tempo) e del giovane Raimondo (destinato al sette opposto). I nervi distesi aiutano gli ospiti a disegnare geometrie di gioco eccellenti, con Aebischer sempre più dentro alla squadra. La rete, come detto, è un po’ “accidentale”. Barrow riceve sul fondo, cerca una sponda centrale, la trova casuale di Hernani e chiude con un diagonale imparabile da posizione ravvicinata. Per il gambiano è la fine di un incubo personale, non segnava in A dall’anno scorso. 

Genoa al palo

Il finale è tutto del Grifone, senza però molta profondità. E allora tutta la rabbia prova a scaricarla Frendrup, entrato nella seconda parte, un tiro potente dalla distanza che lascia di stucco Bardi, ma trova solo il palo. Per Bagnolini, romagnolo di Savignano come Enea Bastianini, entrato nei minuti finali, solo lavoro di ordinaria amministrazione. Ma sotto una gradinata che difficilmente dimenticherà.

Genoa (4-2-3-1): Semper; Hefti, Ostigard, Vasquez, Criscito (26' st Ekuban); Hernani (21' st Rovella), Galdames (1' st Frendrup); Gudmundsson, Amiri (11' st Cambiaso), Portanova (1' st Melegoni); Yeboah.  All. Blessin.
Bologna (3-5-2): Bardi (42' st Bagnolini); Amey (27' st Hickey), Binks (1' st Stivanello), Bonifazi; De Silvestri, Dominguez, Schouten (1' st Urbanski), Aebischer, Dijks; Raimondo (30' st Vignato), Barrow.  All. Mihajlovic.
Arbitro: Miele di Nola.
Reti: nel st 22' Barrow.
Note: Debutto in serie A per Riccardo Stivanello (nato a Dolo il 24 aprile 2004) e per Nicola Bagnolini (Cesena, 14 marzo 2004). Angoli: 9-9.
Recupero: 1' e 4'. Ammoniti: Aebischer, Galdames, Criscito e Ostigard. Spettatori 17768. 

GENOA - L’arbitro si chiama Miele, debutta in A, è di Nola. Ma non serve a addolcire la pillola di Marassi. Il Genoa non ritrova il sorriso neanche a retrocessione avvenuta, neanche di fronte a uno stadio commovente, che canta l’amore per il grifone, nonostante tutto. Perchè al Ferraris si giocano due partite: una sugli spalti, dove parlare di retrocessione è blasfemia pura, quello rossoblù è un Cuore da Europa, e uno in campo, dove Blessin non è ancora in grado di cambiare l’acqua in vino. Farebbe un altro mestiere.

<<La cronaca della gara>>

Buona volontà, ma….

Non manca la buona volontà, nessuno si tira indietro, quello che manca è un gioco. Manca soprattutto negli ultimi metri, il calcio non è scienza esatta ma nè impensabile che ci si possa salvare dopo aver vinto solamente quattro partite. Criscito, che ora vorrebbe rivedere l’intenzione di andare a Toronto per amore del “Zena”, guida la squadra che parte con l’intenzione di fare un regalo simbolico al suo commovente pubblico. Tanta intensità messa in campo, in avvio, quando Portanova in mezza rovesciata ravvicinata (minuto 7’) impegna Bardi in angolo. Poi ci provano  Vazquez, incornata alta, e Ostigaard, ma l’esito è fare raccolta di corner, niente di più.