C’è Roma-Udinese ma non si respira l'aria di una partita di calcio. Clima da rompete le righe. Irraggiungibile il quarto posto, nonostante in palio ci siano ancora trenta punti a disposizione, azzeramento di ambizioni sul suolo nazionale, quel che resta della Roma in campionato è un'amara difesa della posizione in classifica che porta in Europa League senza passare per i playoff.
 
La Roma versione Grande Fratello ci ha preso gusto a far parlare di sé fuori dal campo. Il primo a salire sul palco è stato Petrachi: intervistato, sospeso e licenziato. Con l’intermezzo del presidente Pallotta che oltre a strattonare Friedkin, reo di non offrire quanto gli si chiede, ha servito nell’intervista homemade il frasario abituale, conscio del fatto, si spera, che pure se dicesse semplicemente “buonasera” verrebbe ingiuriato da una grossa fetta dei tifosi della Roma. Ma per avere certe consapevolezze si deve essere muniti di senso di autocritica. Quindi, forse, sarebbe meglio il silenzio. Ma la Roma che nel duemilaventi ha fatto scena muta in campo, diventa logorroica fuori, nel parlare e nel farsi parlare dietro.
 
E allora più che di Roma-Udinese ci si chiede perché altrove calciatori che hanno già firmato per altri club, continuino a giocare dando l’anima per le squadre che stanno per salutare, mentre Under che non ha firmato per nessuno sembra un condannato a morte che assiste dalla panchina ai match che non lo vedono quasi più protagonista perché Fonseca (che il Signore gli accresca la pazienza) non sa quasi più cosa farsene. E allora più che di Roma-Udinese ci si chiede come si possa appesantire il bilancio andando in rosso per oltre centoventi milioni di euro in un biennio che non ha praticamente mai visto la squadra tra le prime quattro. Ci si chiede chi farà il mercato tra Baldini, De Sanctis e Fienga.
 
Ci si chiede quale altro incarico societario assumerà lo stesso Fienga, che ha piazzato bandierine manco stesse dominando una partita di Risiko. Ci si chiede come sia possibile che una squadra che ha il terzo monte ingaggi della Serie A, che due anni fa sembrava finalmente lanciata verso il Gotha del pallone dopo una semifinale di Champions League, abbia deciso di spingere il pulsante dell’autodistruzione e si ritrovi a dieci partite dalla fine del campionato a dover difendere un tristissimo quinto posto in classifica. Al punto che, a poche ore dalla partita, molti tifosi non hanno più neanche quella genuina voglia di chiedersi chi gioca contro l’Udinese. La Roma in questo momento somiglia a quegli appariscenti, ingombranti bottiglioni di vetro da due litri di acqua, quelli di colore verde o trasparente, che si vendevano negli anni ottanta negli alimentari. Vuota. A perdere.
 
@augustociardi