MILANO - Alla Fondazione Catella di Milano è stata presentata ufficialmente Interspac, società nata con l’intento di portare l’azionariato popolare nella proprietà dell’Inter. Nel corso della presentazione, organizzata dall’ex presidente della Rai Roberto Zaccaria, il presidente Carlo Cottarelli ha chiarito i tempi e il modello di business che potrebbe consentire entro qualche mese l’avvio concreto del progetto: “Voglio ringraziare l’attuale proprietà dell’Inter che ha riportato l’Inter alla vittoria. Il nostro scopo è rafforzare la società portando nel capitale i piccoli azionisti. Contiamo di presentare la nostra proposta entro la fine del prossimo novembre. Abbiamo quasi scelto l’advisor. Ci sono ovviamente difficoltà da superare, ma questo è il nostro obiettivo. Se, e solo se, ci sarà interesse da parte dell’attuale proprietà dell’Inter, passeremo alla raccolta dei soldi fra i tifosi”.

 

 

 

Il numero dei soci

Cottarelli ha parlato anche di numeri, a partire dalla consistenza della platea dei piccoli soci che ritiene di potere radunare: “Dal punto di vista di struttura finanziaria e governance, il modello dell’azionariato popolare presenta alcune difficoltà. Penso si potrebbe raggiungere un numero molto elevato di soci, anche oltre i 100mila contatti raggiunti con il questionario che abbiamo fatto circolare in estate e che ha indicato come il 94 per cento sarebbe pronto a fare la sua parte. Pensiamo di potere arrivare al doppio: 200mila soci è una soglia realistica. Abbiamo un elenco di oltre 350 tifosi che potrebbero garantire quote più importanti, e un nocciolo di investitori istituzionali pronti a contribuire in modo consistente, come succede con Adidas, Allianz e Audi. Per mettere d’accordo queste diverse anime si potrebbe immaginare una governance duale, con poteri bilanciati fra un organismo di gestione e uno di controllo”.

 

 

 

 

L’ammontare delle quote

Il presidente di Interspac, ex commissario alla spending review del governo Letta, ha poi parlato di soldi: “La domanda è: possibile che oggi solo un miliardario che viene dall’estero possa gestire una società di calcio? Penso di no. Il tifoso non vuole un tornaconto, investe per amore e consente di sostituire debito con equity, con risparmi per decine di milioni. Il modello tedesco suggerisce poi che le entrate pubblicitarie aumentano dove l’identificazione del tifoso è massima. Inoltre, al fianco della pletora di chi investe fra i 50 e i 70 euro di quota base, c’è chi può versare di più: 1000 euro iniziali, poi quote minori di una cinquantina di euro ogni anno. E ci sarebbe poi spazio per alcuni grandi sponsor. La vera difficoltà sarà fare convivere queste anime. Sarà facile? Non credo. E concordo con i più critici sulla difficoltà del percorso, ma cito un bel libro di Bebe Vio: se sembra impossibile allora si può fare”.

MILANO - Alla Fondazione Catella di Milano è stata presentata ufficialmente Interspac, società nata con l’intento di portare l’azionariato popolare nella proprietà dell’Inter. Nel corso della presentazione, organizzata dall’ex presidente della Rai Roberto Zaccaria, il presidente Carlo Cottarelli ha chiarito i tempi e il modello di business che potrebbe consentire entro qualche mese l’avvio concreto del progetto: “Voglio ringraziare l’attuale proprietà dell’Inter che ha riportato l’Inter alla vittoria. Il nostro scopo è rafforzare la società portando nel capitale i piccoli azionisti. Contiamo di presentare la nostra proposta entro la fine del prossimo novembre. Abbiamo quasi scelto l’advisor. Ci sono ovviamente difficoltà da superare, ma questo è il nostro obiettivo. Se, e solo se, ci sarà interesse da parte dell’attuale proprietà dell’Inter, passeremo alla raccolta dei soldi fra i tifosi”.

 

 

Il numero dei soci

Cottarelli ha parlato anche di numeri, a partire dalla consistenza della platea dei piccoli soci che ritiene di potere radunare: “Dal punto di vista di struttura finanziaria e governance, il modello dell’azionariato popolare presenta alcune difficoltà. Penso si potrebbe raggiungere un numero molto elevato di soci, anche oltre i 100mila contatti raggiunti con il questionario che abbiamo fatto circolare in estate e che ha indicato come il 94 per cento sarebbe pronto a fare la sua parte. Pensiamo di potere arrivare al doppio: 200mila soci è una soglia realistica. Abbiamo un elenco di oltre 350 tifosi che potrebbero garantire quote più importanti, e un nocciolo di investitori istituzionali pronti a contribuire in modo consistente, come succede con Adidas, Allianz e Audi. Per mettere d’accordo queste diverse anime si potrebbe immaginare una governance duale, con poteri bilanciati fra un organismo di gestione e uno di controllo”.

 

 

 

L’ammontare delle quote

Il presidente di Interspac, ex commissario alla spending review del governo Letta, ha poi parlato di soldi: “La domanda è: possibile che oggi solo un miliardario che viene dall’estero possa gestire una società di calcio? Penso di no. Il tifoso non vuole un tornaconto, investe per amore e consente di sostituire debito con equity, con risparmi per decine di milioni. Il modello tedesco suggerisce poi che le entrate pubblicitarie aumentano dove l’identificazione del tifoso è massima. Inoltre, al fianco della pletora di chi investe fra i 50 e i 70 euro di quota base, c’è chi può versare di più: 1000 euro iniziali, poi quote minori di una cinquantina di euro ogni anno. E ci sarebbe poi spazio per alcuni grandi sponsor. La vera difficoltà sarà fare convivere queste anime. Sarà facile? Non credo. E concordo con i più critici sulla difficoltà del percorso, ma cito un bel libro di Bebe Vio: se sembra impossibile allora si può fare”.